Heidegger Martin - 1927 - Essere e tempo by Heidegger Martin
autore:Heidegger Martin [Heidegger Martin]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Philosophy, Movements, Phenomenology
ISBN: 9788804682820
Google: 4eGsswEACAAJ
Amazon: 8830415448
editore: Longanesi
pubblicato: 2005-09-01T21:00:00+00:00
§ 60 La struttura esistenziale del poter-essere autentico
attestato dalla coscienza
Lâinterpretazione esistenziale della coscienza deve reperire unâattestazione, insita nellâEsserci stesso, del suo poter-essere più proprio. La maniera in cui la coscienza attesta non ha il carattere di una informazione indifferente, ma è un risveglio che pone innanzi allâesser-colpevole. Ciò che risulta così attestato è «afferrato» dallâudire che comprende genuinamente la chiamata nel senso che essa intende. Solo la comprensione della chiamata, in quanto modo di essere dellâEsserci, offre il contenuto fenomenico di ciò che la chiamata della coscienza attesta. Abbiamo caratterizzato la comprensione autentica della chiamata come voler-aver-coscienza. Questo lasciar-agire-in-noi da se stesso il se-Stesso autentico nel suo esser-colpevole rappresenta fenomenicamente il poter-essere autentico attestato nellâEsserci stesso. à venuto il momento di mostrarne la struttura esistenziale. Solo a questa condizione possiamo penetrare in quella costituzione fondamentale, aperta nellâEsserci stesso, che è lâautenticità della sua esistenza.
Il voler-aver-coscienza, in quanto autocomprensione del poter-essere più proprio, è una modalità dellâapertura dellâEsserci. Questa, oltre che dalla comprensione, è costituita dalla situazione emotiva e dal discorso. Comprensione esistentiva significa progettarsi nella possibilità effettiva più propria del poter-essere-nel-mondo. Ma un poter-essere è compreso soltanto esistendo in questa possibilità .
Quale tonalità emotiva corrisponde a questa comprensione? La comprensione della chiamata apre il proprio Esserci allo spaesamento del suo isolamento. Lo spaesamento, con-svelato nella comprensione, è aperto genuinamente dalla situazione emotiva che le è propria, lâangoscia. Il fatto dellâangoscia di coscienza è una riprova fenomenica che, nella comprensione della chiamata, lâEsserci è posto innanzi al proprio spaesamento. Il voler-aver-coscienza diviene così un esser-pronto allâangoscia.
Il terzo momento essenziale dellâapertura è il discorso. Alla chiamata, come discorso originario dellâEsserci, non corrisponde una replica e meno che mai nel senso di una trattativa su ciò che la coscienza dice. Il sentire che comprende la chiamata non ammette replica; non però perché la chiamata provenga da una «potenza oscura» che lo sovrasti, ma perché la comprensione si appropria del contenuto della chiamata in modo perfetto. La chiamata pone-innanzi al costante esser-colpevole e come tale va a riprendere il se-Stesso dalle chiacchiere chiassose della comprensione comune del Si. Pertanto la modalità di articolazione del discorso propria del voler-aver-coscienza è il silenzio. Il tacere è stato caratterizzato come una possibilità essenziale del discorso.148 Chi vuoi far comprendere tacendo, deve «avere qualcosa da dire». Nel richiamo lâEsserci fa comprendere a se stesso il suo poter-essere più proprio. Per questo, tale chiamare è un tacere. Il discorso della coscienza non è mai comunicazione pronunciata. La coscienza chiama soltanto tacendo, cioè la chiamata proviene dallâafonia dello spaesamento e chiama indietro lâEsserci risvegliato, che deve farsi silente, richiamandolo al silenzio di se stesso. Il voler-aver-coscienza può comprendere adeguatamente questo discorso che tace soltanto nel silenzio. Ma il silenzio fa ammutolire le chiacchiere comuni del Si.
Il discorso silenzioso della coscienza è preso a pretesto dallâinterpretazione comune della coscienza, che si «attiene rigorosamente ai fatti», per affermare che la coscienza è qualcosa di non constatabile, di inesistente. La circostanza che, stando a sentire e comprendendo solo chiacchiere, non si possa «constatare» alcuna
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